giovedì 27 ottobre 2016

Introduzione


Le poesie di Mario Palazzini

Come e perchè

Per dirla con Montale, i versi di Palazzini nascono come i funghi nel bosco. Il bosco è chiaramente il substrato culturale necessario per far sì che le idee diventino parola e si nutre delle letterature greca, latina ed italiana. I funghi sono le liriche dovute esclusivamente alla creatività del poeta. È una poesia che non ha una finalità didascalica, semmai si potrebbe definire speculativa, in quanto indaga la realtà e si pone delle domande sulle problematiche fondamentali dell’esistenza.

Gli argomenti

Per i concetti espressi, non si tratta di una poesia originale, in quanto essi sono stati già ampiamente trattati nella lirica greca, latina ed italiana precedente, da Mimnermo ad Alcmane, da Virgilio ad Orazio, da Foscolo a Leopardi.
Di originale, oltre ai titoli, ci sono lo stile usato e il modo in cui viene costruita la poesia. Per la lunghezza dei singoli carmi, si segue la massima callimachea del ‛mega beblìon mega cacòn’ (grosso libro grosso danno), privilegiando la brevità e la concisione.
Il titolo Nugae significa cose di poco conto, sciocchezzuole, e non si riferisce tanto al basso contenuto della poesia, che invece è concettualmente molto pregnante, ma al fatto che queste liriche non hanno il vanto di paragonarsi alla grande poesia espressa dai ‛poeti professionisti.’

Il concetto della divinità

Il Dio a cui pensa l’autore  ha due personalità  molto diverse nella loro sostanza: da un lato è quello dell’Antico Testamento di manzoniana memoria, quel Dio che ‛atterra e affanna’ e, armato di spada, punisce l’orgoglio e la malvagità umana, dall’altro è un Nume iperuranico che se ne sta nel suo regno e non si preoccupa minimamente delle sorti del mondo e dell’uomo in particolare. Da queste idee portanti nascono e si sviluppano tutti gli altri temi.

La Luna e il Sole

In quanto portatori di luce e di vita, hanno generalmente valenza positiva ma, nei versi di Palazzini, hanno quasi sempre un significato negativo, il Sole per l’effetto spesso devastante che ha sugli esseri viventi, la Luna perchè se ne sta impassibile in cielo, senza curarsi delle vicende umane. Spesso, infatti, essi simboleggiano la Divinità con la quale l’uomo ha sempre, o quasi sempre, un rapporto conflittuale.

La Natura

Non è quasi mai una madre, ma sempre una matrigna che, invece di aiutare l’uomo, si accanisce su di lui con mille tormenti. Questo perchè, non essendo presente la Provvidenza che dà una finalità alla Natura, essa non agisce in modo razionale, ma è governata unicamente da forze cieche e meccaniche che hanno come loro unico fine quello di creare e distruggere in un perpetuo divenire.

Il male di vivere

Dal concetto di Natura matrigna deriva il male di vivere, cioè la sofferenza continua in cui tutti gli esseri viventi sono costretti nella loro esistenza.

L'infelicità

Per i motivi sopra esposti l’uomo è dunque condannato a vivere in una perenne infelicità e pochissimi sono i momenti in cui si apre un piccolo barlume di speranza.

L'uomo

L’uomo è per sua stessa natura malvagio: essere buono è fattore di debolezza perchè non lo aiuta a vivere, ma lo porta a soccombere. Esistono, tuttavia, alcuni uomini buoni per i quali la vita è molto complessa, perchè su di loro si accaniscono i malvagi
e in particolàr modo la Natura matrigna.

Il tempo
          
Il tempo ha una duplice valenza: da un lato è una sorta di amico, in quanto, con la rimembranza, si possono ricordare eventi lontani che, proprio in quanto lontani, sembrano nel ricordo meno infelici di quello che in realtà erano, dall’altro è nemico acerrimo dell’uomo, perchè gli ruba la giovinezza, lo conduce alla vecchiaia e poi alla morte, e infine all’oblio e al nulla eterno.

Le figure retoriche

Poche sono le figure retoriche di cui il poeta si giova. Le più frequenti sono:
- il verso ellittico
- la sineddoche
- la sinestesia
- l’ossimoro
- il chiasmo
- l’ allegoria e la metafora
- il simbolismo
- le domande retoriche.