Le poesie di Mario Palazzini
Come e perchè
Per dirla con Montale, i versi di
Palazzini nascono come i funghi nel bosco. Il bosco è chiaramente il substrato
culturale necessario per far sì che le idee diventino parola e si nutre delle
letterature greca, latina ed italiana. I funghi sono le liriche dovute esclusivamente
alla creatività del poeta. È una poesia che non ha una finalità didascalica,
semmai si potrebbe definire speculativa, in quanto indaga la realtà e si pone
delle domande sulle problematiche fondamentali dell’esistenza.
Gli argomenti
Per i concetti espressi, non si
tratta di una poesia originale, in quanto essi sono stati già ampiamente
trattati nella lirica greca, latina ed italiana precedente, da Mimnermo ad
Alcmane, da Virgilio ad Orazio, da Foscolo a Leopardi.
Di originale, oltre ai titoli, ci
sono lo stile usato e il modo in cui viene costruita la poesia. Per la
lunghezza dei singoli carmi, si segue la massima callimachea del ‛mega beblìon
mega cacòn’ (grosso libro grosso danno), privilegiando la brevità e la concisione.
Il titolo Nugae significa cose di poco conto, sciocchezzuole, e non si
riferisce tanto al basso contenuto della poesia, che invece è concettualmente
molto pregnante, ma al fatto che queste liriche non hanno il vanto di
paragonarsi alla grande poesia espressa dai ‛poeti professionisti.’
Il concetto della divinità
Il Dio a cui pensa l’autore ha due personalità molto diverse nella loro sostanza: da un lato
è quello dell’Antico Testamento di manzoniana memoria, quel Dio che ‛atterra e affanna’
e, armato di spada, punisce l’orgoglio e la malvagità umana, dall’altro è un Nume
iperuranico che se ne sta nel suo regno e non si preoccupa minimamente delle sorti
del mondo e dell’uomo in particolare. Da queste idee portanti nascono e si
sviluppano tutti gli altri temi.
La Luna e il Sole
In quanto portatori di luce e di
vita, hanno generalmente valenza positiva ma, nei versi di Palazzini, hanno
quasi sempre un significato negativo, il Sole per l’effetto spesso devastante
che ha sugli esseri viventi, la Luna perchè se ne sta impassibile in cielo,
senza curarsi delle vicende umane. Spesso, infatti, essi simboleggiano la
Divinità con la quale l’uomo ha sempre, o quasi sempre, un rapporto
conflittuale.
La Natura
Non è quasi mai una madre, ma
sempre una matrigna che, invece di aiutare l’uomo, si accanisce su di lui con
mille tormenti. Questo perchè, non essendo presente la Provvidenza che dà una
finalità alla Natura, essa non agisce in modo razionale, ma è governata
unicamente da forze cieche e meccaniche che hanno come loro unico fine quello
di creare e distruggere in un perpetuo divenire.
Il male di vivere
Dal concetto di Natura matrigna
deriva il male di vivere, cioè la sofferenza continua in cui tutti gli esseri
viventi sono costretti nella loro esistenza.
L'infelicità
Per i motivi sopra esposti l’uomo
è dunque condannato a vivere in una perenne infelicità e pochissimi sono i
momenti in cui si apre un piccolo barlume di speranza.
L'uomo
L’uomo è
per sua stessa natura malvagio: essere buono è fattore di debolezza perchè non
lo aiuta a vivere, ma lo porta a soccombere. Esistono, tuttavia, alcuni uomini
buoni per i quali la vita è molto complessa, perchè su di loro si accaniscono i
malvagi
e
in particolàr modo la Natura matrigna.
Il tempo
Il tempo ha una duplice valenza: da un lato è una sorta di amico, in quanto, con la rimembranza, si possono ricordare eventi lontani che, proprio in quanto lontani, sembrano nel ricordo meno infelici di quello che in realtà erano, dall’altro è nemico acerrimo dell’uomo, perchè gli ruba la giovinezza, lo conduce alla vecchiaia e poi alla morte, e infine all’oblio e al nulla eterno.
Le figure retoriche
Poche sono le figure retoriche di
cui il poeta si giova. Le più frequenti sono:
- il verso ellittico
- la sineddoche
- la sinestesia
- l’ossimoro
- il chiasmo
- l’ allegoria e la metafora
- il simbolismo
- le domande retoriche.